sabato 30 aprile 2011

Ci sono recensioni che non accadono mai (forse)


Recensire, questo è il problema. Difficile, difficilissimo per chi non è uso farlo. Da dove si comincia? Quanto si deve disvelare della trama? Ed i commenti personali quanto contano non essendo un critico professionista? Bhè, partiamo dall'inizio.

Ho fatto la correttrice di bozze per un romanzo. Un romanzo di un amico. La passione l'ho sempre avuta...leggo un libro ed ho sempre la matita a portata di mano, per annotazioni personali e per eventuali refusi da scovare. Che ci sono sempre, vi garantisco. Ho corretto pure un congiuntivo a Gomorra di Saviano. Perchè, pur leggendolo e rileggendolo, qualcosa sfugge sempre. Anche la mia tesi di laurea, per esempio. Letta io miliardi di volte e fatta rileggere a svariate persone per ulteriori miliardi di volte. Discussa, accantonata, riletta...refusi, c'erano altri refusi. Va sempre così. I correttori di bozze sono poi figure che rimangono nell'ombra, nemmeno si capisce, a volte, la loro utilità. Eppure sono fondamentali. Aggiustano tempi verbali e sintassi, mettono e tolgono punteggiature, spesso intervengono anche sulla sostanza. Insomma un grande romanzo è sì merito dell'autore, ma anche del suo correttore di bozze.

Ho corretto questo bel romanzo "Ci sono notti che non accadono mai" di Cristiano Carriero. Io ve lo consiglio. Perchè è un bel libro e perchè l'ho corretto io. Ora, sono stata chiamata (e per me è un grande onore) a recensirlo e a leggere la mia recensione davanti ad un pubblico. Oddio, mentre lo scrivo mi viene l'ansia. Anche perchè il tempo stringe ed ancora non è definita alla perfezione. Alla mia tesi ero tranquilla (ormai quello che era stato fatto era stato fatto), spero di esserlo anche quel giorno. Non mi spaventa tanto parlare in pubblico, con le parole me la cavo abbastanza bene. E' scrivere che mi mette in crisi. Scrivere una recensione. Mi ricorda quando ero bambina e dovevo fare riassunto e commento dei libri che ci davano da leggere a scuola. Sul riassunto me la cavavo (il dono della sintesi non mi è mai mancato), era il commento che mi fregava. Era sempre troppo corto e troppo asciutto. Eppure un parere ce l'avevo pure io su quanto letto, che si sappia. Forse (paura che ho tutt'ora) avevo timore che il mio parere non fosse poi così interessante e così tagliavo corto.

Sta di fatto che ci lavoro da un po'. A puntate. Ed ancora non sono soddisfatta. Ma il tempo stringe e mi devo dare una mossa. Comunque vada vi farò sapere.

Augurandomi che non ci siano, per me, il giorno dell'esposizione, troppi correttori di bozze.

martedì 26 aprile 2011

A feste passate....


Passate anche queste feste. Passate a cercare qualcosa di interessante da fare, o da vedere, cercando di scacciare la noia e di allontanare i pensieri. Non ho mai odiato le feste, devo dire la verità. Ma comincio a capire chi ne è insofferente. Sì, forse sono diventata insofferente. Acida e stizzosa come una zitella...e dire che non posso nascondermi nemmeno dietro a questa scusa, non essendo single. Mi ripeto che passerà. Nessun anno è uguale all'altro, nessun giorno è uguale all'altro. E sì, si cambia. Quello che si sente oggi potrebbe non essere quello che si sentiva ieri. Sarebbe bello da una parte rimanere sempre se stessi...uno avrebbe almeno questa di certezza, che, qualsiasi cosa potesse succedere, si rimarrebbe sempre fedeli a se stessi, nel bene e nel male. Ma non è così. E forse è anche giusto che non lo sia.

Se si cresce si cambia, è normale. Cambia il contesto intorno a noi. Evolve. E noi con lui. L'incertezza però spiazza. Tutti. Noi in primis, ma anche chi ci circonda. E si fa sempre tanta fatica ad adeguarsi, a prenderne atto, a spostare gli equilibri, a cambiare in funzione di.

Anche queste feste sono, per fortuna, passate. Si ritorna alla "sana" routine. Quella che ti incastra in meccanismi stereotipati ma collaudati, quella che non ti da tempo e modo di annegare in sterili elucubrazioni mentali. Quella che ti fa andare avanti, come quando imbocchi la metropolitana nell'ora di punta e ti accorgi che non puoi andare controcorrente ma devi seguire il flusso delle persone...la routine è un flusso che devi seguire, che non ti fa prendere decisioni diverse da quelle che "devono" essere prese per onorarla.

Buone feste a chi ha ancora il gusto di viverle con piacere.

sabato 16 aprile 2011

Pane e tulipani


Sono tornata. Sono tornata per rimanere. Dopo tantissimo tempo torno ad aggiornare il blog, è una sensazione nuova, come la prima volta. Alcuni di voi mi hanno scritto, hanno chiesto come stavo, se avevo voglia di tornare a scrivere. Sì, ho voglia. Tanta.

Il pane non lo mangio che sono sempre a dieta, ma i tulipani li adoro. Sono i miei fiori preferiti. Segnano l'arrivo della primavera meglio di qualunque altro fiore, durano poco e poi, una volta sfioriti, non rifioriscono e si faranno rivedere solo la primavera successiva.

Mi sento un po' così, come un tulipano. E come la protagonista di pane e tulipani. Mi chiedo ciclicamente se questa è davvero la vita che avrei voluto. E mi rispondo di sì, l'ho desiderata, voluta, cercata...perchè allora, a volte, mi sta così stretta? Rifarei di nuovo le scelte che ho fatto, potessi tornare indietro? Francamente non lo so, forse non tutte. Eppure, apparentemente, non mi manca nulla. E non saprei dire cos'è che cerco veramente. La tensione dell'uomo è naturalmente protesa verso quello che non ha, verso il diverso da sè. Forse è solo questo. Provare a reinventarsi un po', a ricostruire se stessi, a trovare il bello che c'è...

So che vorrei tornare la ragazza che ero...quella infuocata dalla vis politica, sociale...quella propositiva, quella aperta a nuove conoscenze...l'universitaria pasionaria ed appassionata. Il ruolo di mater familias non mi caratterizza, non mi descrive....io non sono questo, o, almeno, non sono solo questo. Andare avanti è la sola cosa che si può fare però...ed io mi domando se ci riuscirò....

Sono un tulipano che non mangia pane.