giovedì 13 maggio 2010

Segreti e dolori


Non posso specificare nè le persone nè i fatti. Penso però che la vita è a volte strana...troppo strana per non essere già stata pianificata, disegnata da qualcuno...e pensare che parlo io, da tanti anni talmente agnostica da sfiorare l'ateismo. Eppure mi son capitate cose che mi fanno dubitare.

Aver scoperto un segreto celato a tutti attraverso una serie di rocambolesche, quanto assurde, coincidenze mi fa pensare tanto. E mi spaventa pure. Era impossibile evitare che io sapessi, visto che questa cosa mi è piovuta addosso chissà da dove e chissà perchè.

Ora, mio malgrado, sono, di nuovo, tesoriera di un segreto, un dolorosissimo segreto. Mi chiedo perchè io. Io che non riesco a tenere nascosta una mia emozione neanche 5 minuti, io che mi faccio carico spesso dei dolori altrui, io che somatizzo, io che proprio non lo voglio questo ruolo.

A chi devo rivolgermi per chiedere di esserne, in futuro, dispensata?


mercoledì 5 maggio 2010

Un battito d'ali


Da cosa nasce il disagio psicologico? Anche da un battito d'ali di farfalla. Pensi di esserne immune, sono cose che capitano ad altri, non certo a te o alla tua famiglia. Ti fa maggiore impressione quando succede ad un uomo intelligentissimo e coltissimo, curioso e solare, estremamente scientifico e razionale........sì, ti fa più impressione. Perchè ti rendi conto che può colpire tutti, indistintamente e può nascere da tutto, indistintamente.

Il disagio di mio padre nasce dall'arrivo di una patologia fisica, una malattia minore che però ti logora, ti sfinisce; ma anche dalla incapacità di sconfiggerla, dall'assoluta certezza che nessuno sia in grado di aiutarti, dalla presunzione di riuscire con le proprie forze là dove, anni ed anni di ricerca scientifica, hanno fallito.

Come aiutare un uomo che pretende di non essere aiutato? Francamente non so. O, se la so, la risposta mi terrorizza.
Cosa può fare una figlia per suo padre? Dove è giusto che arrivi?

Non voglio e non posso entrare nello specifico, dico solo che è un inferno.

mercoledì 28 aprile 2010

Il foglio bianco


Tempo fa dormivo poco di notte. E pensavo tanto. Anche a cosa scrivere nel blog, a come scriverlo. Ed il testo mi veniva semplice, fluente, e raggruppava tutti i miei pensieri, li rendeva chiari, come se scriverli li dipanasse, li strecciasse, li risolvesse, in un certo qual modo.

Ora dormo di più, non ho più modo di elaborare. Durante il giorno, poi, sono sempre di corsa...avrei tanto da scrivere ma non so da dove cominciare....la mia vita, la malattia di mio padre, i rapporti interpersonali, le serate tra amiche...gli spunti ci sarebbero pure.

Perdonate, sono come di fronte al classico foglio bianco dello scrittore. Prima o poi riuscirò, spero, a raccontarmi di nuovo.

E come dice il caro Lu,
sempre Vostra.

Semalutia

mercoledì 31 marzo 2010

Aspettando Godot


Ditemi se non sembra un non-sense, un discorso alla "Aspettando Godot".

Lui: "Ecco, questi sono i miei jets"

Lei: "Blu, come il mare (guardando i suoi occhi- che c'entra con i jets Dio solo lo sa), potrei perdermici..."

Lui: "Navighiamo?" (il nesso con il mare è evidente)

Lei: "Che intenzioni hai?!" (navigare stupida, che intenzioni vuoi che abbia!)

Lui: "Chiama il 187" (io chiamerei meglio il 118 per un ricovero coatto)


Bella pubblicità, complimenti vivissimi a chi l'ha ideata e chi ne ha studiato le battute.

M'immagino solo quanto sia costato il cachet di Tony Manero e della bionda svizzera...cmq soldi spesi proprio bene!!

giovedì 25 marzo 2010

Tate per tutti


Ho visto che i coniugi Briatore hanno portato a casa (o più precisamente in barca) il loro primogenito Nathan. Lei raggiante, magrissima, fresca di parrucchiere, esce dalla clinica di Nizza con il marito, il bimbo nell'ovetto ed un'assistente che l'aiuta a trasportarlo. L'articolo poi sottolineava il fatto che l'aspettasse la spa presente nello yacht a ritemprarla dopo le fatiche del parto...Uff, e che gusto c'è?

Vuoi mettere le notti insonni, le conseguenti occhiaie, le ragadi, i capelli perennemente raccolti in code di cavallo per nascondere il fatto che non si riesce a trovare il tempo nemmeno per farsi la doccia??

Eh, no, così non vale, si gioca sporco. E' come quando prendi un 8 in matematica ma fa una notevole differenza se è un 8 preso al Liceo Scientifico o un 8 preso all'Alberghiero (senza offendere nessuno!). Lei avrà pure fatto un figlio ma non vivrà minimamente le fatiche dell'allevarlo...Avrà una decina di persone tra tate ed assistenti, tutto sempre pronto, potrà tornare a fare la sua bella vita mondana, non dovrà incastrare orari su orari, nè preoccuparsi di portarlo al nido; nè rinunciare ad una cena perchè non si sa a chi lasciarlo e neppure cambiare di molto le sue abitudini.

La mia non è invidia, sono contenta per lei. E' che è sempre tutto tanto complicato per noi comuni mortali. Mi piacerebbe tornare a vedere un film al cinema con mio marito, ma come si fa coi pupi?
I nonni sono sempre meno disponibili, le baby sitter a volte faticose da trovare e da "ammaestrare" (nel senso che i bambini la devono conoscere bene, fidarsi, imparare ad addormentarsi con una persona estranea). Allora, come si fa? Si rinuncia.

Ma non è un bene nemmeno quello.
Se vinco al superenalotto regalo tate per tutti!

mercoledì 24 marzo 2010

Mine vaganti



Bellissimo film, che consiglio caldamente.

Oltre ad essere una fan di Ozpetek, di Virzì, del bel cinema italiano, ora sono anche fan di un'artista un po' retrò che mi piace però un casino: Nina Zilli.

Ed ecco le sue 50 mila lacrime.

lunedì 8 marzo 2010

Auguri Luna!


Sarò breve: auguri piccolina mia per i tuoi 4 anni. Con amore, mamma.

domenica 21 febbraio 2010

I savoiardi stanno bene solo nel tiramisù


Premetto che, quando sono ritornati in Italia, io sono stata sostanzialmente d'accordo. Che le colpe dei padri (e dei nonni), non devono ricadere sui figli. Mi chiedo però perchè in esilio in Svizzera Emanuele Filiberto faceva il promoter finanziario o giù di lì e perchè, invece, una volta varcato il confine si sia arrogato il diritto di menarcela in tutte le trasmissioni televisive (soprattutto di Stato). Eh sì, lui ama l'Italia non c'è dubbio. E tanto, pure troppo.

Passi che abbia vinto Ballando con le stelle: magari era veramente il più bravo, io il programma non l'ho visto quindi mi riservo di giudicare. Ma la canzone di Sanremo, ahimè, l'ho sentita o, per meglio dire, subita, e posso dire benissimo la mia. Faceva schifo. Il testo poi...credo che un tema di prima elementare sulla Repubblica sarebbe stato sicuramente meno banale, meno stupido e, sicuramente, meno retorico.
Bhè, è arrivato secondo. Ma non mi stupisco più di nulla, dagli italiani non mi aspetto nulla di buono, perchè è un popolo che non merita nulla di buono.

Io non sono patriottica. Nemmeno durante i mondiali di calcio. In sostanza, non amo il mio Paese, non salvo nulla. Mi delude ogni giorno di più. Paese di mediocri, di "condonisti", Paese senza memoria, Paese che delinque su se stesso, sui propri figli e che ne va fiero. Paese che mette sul piedistallo i furbi di ogni genere; Paese che vede il merito solo nella bellezza, nelle sgomitate, nelle raccomandazioni. Paese che genera mostri che generano altri mostri. Se ne può andare fieri?

Non salvo più niente, l'ho già detto. Nemmeno il clima ed il cibo. L'inverno dura 8 mesi e l'estate ti fa scoppiare il cervello dal caldo; la pasta ed i dolci m'hanno fatto ingrassare di 10 chili. Niente, l'Italia mi fa proprio schifo.

E gli italiani, che si ritrovano fieri di questo Paese di merda e che si commuovono al finto patriottismo di Pupo e compagni, pure peggio.


giovedì 28 gennaio 2010

La "mia" prima cosa bella


Ebbene sì, sono andata al cinema! E non a vedere un cartone (cosa che ultimamente mi "tocca" spesso fare con Luna) ma un film vero, un vero film, adatto insomma agli over 14. Ed ho scelto "La prima cosa bella" di Virzì, regista che è molto nelle mie corde e di cui ho ardentemente apprezzato opere tipo "Ovosodo" e "Tutta la vita davanti". E, devo dire, non si è smentito nemmeno questa volta. Gran bel film, intimo, toccante.

La cosa strana, cosa che non mi era mai capitata finora, è che nel guardarlo mi sono immedesimata nel personaggio di Anna... ma non nell'Anna giovane, mia coetanea, ma nell'Anna anziana, malata, interpretata dalla Sandrelli. E dire che la protagonista del film è caratterialmente, e per scelte di vita, totalmente diversa da me... eppure mi sono rivista lì, sul letto d'ospedale, con i figli intorno, a cercare di assaporare gli ultimi giorni della mia vita. Mi ha fatto riflettere (anche grazie ai deliziosi flashback di cui il film è pieno) su quanto l'esistenza sia, alfine, breve. Vivi la tua vita come se fosse infinita, quando, invece, in un batter di ciglia ti ritrovi vecchio, magari malato... eppure ancora conservi l'anima di un ragazzino, la voglia di fare, non ti rassegni all'inclemenza del tempo. Davvero quella sera, seduta in una poltrona del cinema, ho avuto la netta sensazione di essere arrivata a metà del mio percorso (forse) e di non avere ancora, invece, alcuna intenzione di fermarmi.

Ed i figli? Inutile negare che ho pensato ai miei, da grandi: ed ho pianto, tanto. Ma era una commozione gioiosa: pensavo a che grande regalo sia avere un fratello ed una sorella su cui contare, su cui appoggiarsi nel momento del bisogno o, semplicemente, quanto sia confortante sapere della presenza l'uno dell'altro. Un regalo che non ha prezzo, un pezzo della tua vita che rimarrà anche dopo la morte dei genitori, una presenza che non ti farà mai sentire "orfano" anche se la vita e le strade, a volte, possono dividersi. Una certezza, ecco.

Insomma, al cinema eravamo in tre, tre amiche. Ed alla fine piangevamo tutte e tre. Alchè faccio: "Siamo proprio sicure che vedere questi film ci faccia bene? La prossima volta "Natale a Miami", eh!".

Scherzi a parte, sì, sono comunque sicura che questi film, alla fine, ci facciano proprio bene.

martedì 26 gennaio 2010

E, per par condicio...


...ecco uno dei primi schizzi di Tato! :-)

lunedì 25 gennaio 2010

Luna tra i fiori


Ed ecco Luna, sotto gli alberi, al sole, tra tantissimi fiorellini rosa...Che bel disegno amore mio!

lunedì 18 gennaio 2010

La fretta è cattiva consigliera


Alcune mattine fa sono capitata davanti ad un noto centro commerciale della mia zona. Erano circa le 8.15. Dovevo andarmi a godere il mio regalo di Natale (un massaggio, bagno turco, sauna...e chi più ne ha più ne metta) ma il centro benessere dove avevo appuntamento era ancora chiuso. Che fare allora? Recarmi al centro commerciale lì vicino a prendermi un caffè. A lettere più che cubitali la scritta: ORARIO DI APERTURA 8.30-20.00. Vabbè, aspetto un quarto d'ora in auto, non sarà mica una tragedia. Pochi secondi dopo, davanti a me parcheggia una panda celeste. Esce una coppia sui settant'anni che si avvicina lesta alle porte del negozio. Che ovviamente ancora non si aprono, sono le 8.25. Allora cosa fanno? Si guardano e ritornano in macchina. Aspetteranno al caldo, penso io. Macchè. Accendono il motore e fanno per partire! Escono dal parcheggio, poi realizzano che ci sono altre persone ad aspettare l'apertura del centro, fanno svariate manovre e parcheggiano di nuovo, in un'altra piazzola. E ridiscendono dall'auto.

Da che mondo e mondo gli anziani sono mattinieri in tutti i posti: dal dottore, al supermercato, a fare le analisi. Vabbè, magari per loro la giornata inizia presto la mattina, chissà. Però, mi domando: un pensionato cosa avrà da fare poi tutto il giorno? A volte, semplicemente, far passare la giornata. Allora perchè non dilatare gli impegni durante tutto il dì, in modo da tenersi occupati? Perchè raggiungere i posti in ore antelucane e cazzeggiare al bar per far passare il tempo che non passa mai? Poi hanno sempre fretta, sono impazienti, a volte non rispettano nemmeno le file.

Potessi avere io il tempo che hanno loro, invece di correre sempre per far quadrare tutto...mah.

Sempre vostra.


venerdì 8 gennaio 2010

Che la depressione, a volte, te la fanno venire...


Ieri, chiacchierando con un'amica, si parlava di parto in casa e di depressione post-partum. Che è una cosa normale, anch'io ci sono passata...per un mesetto ho pianto sempre, i problemi mi parevano insormontabili, le responsabilità verso quell'esserino indifeso pesavano come macigni...poi, come è venuta è passata.

Poi mi sono tornati in mente, come un incubo, i momenti passati in ospedale, i 3 giorni della prima bimba ed i 4 del secondo. Un'esperienza orribile. Per questo ho rivalutato un sacco il parto in casa, tra le tue cose, in un ambiente intimo, con i tuoi cari...

Il mio primo parto. Rotte le acque a casa, 24 ore di monitoraggio all'ospedale, ossitocina che fa perdere i battiti al bambino, cesareo d'urgenza all'1:00 di notte. Bambina in piena salute, tutto ok. Ritorno in camera, una camera doppia, condivisa dapprima con una puerpera che il giorno dopo sarebbe stata dimessa. Ostetriche scocciate che tentano di attaccare la bimba al seno, senza dirmi una parola, senza un minimo di disponibilità. La bimbetta che mi guarda e ci mette pazienza, poi il sonno che ci coglie entrambe, accoccolate vicino vicino.

Giorni seguenti: la bimba sta attaccata al seno senza soluzione di continuità, il latte non arriva, il colostro non le basta e piange come una dannata. Si attacca alle guance di mio marito, al braccio di mia suocera. Riprovo col seno, lei è fiduciosa, poi, quando vede che non viene niente , si stacca stizzita e ricomincia a piangere. Le notti sono un incubo fatto di pianti ininterrotti, ostetriche che se ne fregano, tu che non sai cosa fare...lavate di capo dalla pediatra di turno che ti dice che la bimba ha perso troppo peso (come se fosse colpa tua) e non ti fa nemmeno spiegare che la bimba sta attaccata 24 ore su 24, ma il latte ancora non c'è. Pianti su pianti. Sia io che lei.

Per fortuna una notte sono stata da sola in camera.... ero anche avvilita dal fatto che i pianti della mia creatura avessero potuto disturbare un'altra madre con il suo piccino.
Poi, finalmente, una puericultrice che mi da una mano, che mi fa sentire meno sola. Mi da un tiralatte elettrico, mi fa provare ed, effettivamente, il latte ancora non c'è. Allora firmo, firmo con gran sollievo per darle un po' di latte artificiale. La piccolina lo beve tutto, sazia, felice, si addormenta e non piange più per 3 ore. Poi di nuovo la manna del latte artificiale. Passo l'ultimo giorno e l'ultima notte in ospedale finalmente tranquilla.

La montata lattea è arrivata il quarto giorno a casa ed io ho allattato al seno fino ad 11 mesi.

Col secondo figlio, la paura mia più grossa era la degenza in ospedale, memore dell'esperienza passata. Per fortuna lui sembrava contento del colostro, ha pianto pochissimo, anche se ha perso peso anche lui e siamo ricorsi ad una piccola aggiunta di latte artificiale. Anche lì grossi pianti, soprattutto i miei. Ma le puericultrici sono state splendide allora, mi hanno incoraggiato, mi hanno aiutato molto. Il latte è arrivato il terzo giorno, in ospedale, copioso, il bambino ha ripreso peso ed io sono stata serena. E la crisi post-partum non l'ho avuta. Ho smesso di allattare una settimana fa, dopo 19 mesi.

Sicuramente la depressione post-partum è fisiologica, ma può sicuramente essere arginata meglio quando accanto a te hai persone che ti spronano, che ti aiutano, che non ti fanno sentire un marziano. Che non ti fanno sentire in colpa se il latte non arriva, che non mancano di rassicurarti e di dirti che poi tutto andrà bene, che sarai una buona madre, che il tuo bimbo sarà contento di te e che tu non sbaglierai con lui se le cose le farai con amore.

Forse, a volte, questo può bastare.

venerdì 1 gennaio 2010

Ultimo dell'anno sui generis


Quest'anno non me la sentivo proprio di festeggiare l'ultimo dell'anno. Per me, da sempre, una festa stupida, nella quale bisogna per forza divertirsi, per forza fare l'alba, per forza stare in compagnia. Allora, cosa succede? Succede che cerchi di radunare gli amici, ma il posto non c'è mai. E se il posto non c'è gli amici ti abbandonano senza colpo ferire. Per poi ripresentarsi, stranamente moltiplicati, quando trovi una location degna. Ultimamente poi, gli amici senza figli se ne vanno per cenoni. Quindi tu ti devi organizzare con gli amici coi figli...coi quali non hai nulla da spartire nè argomenti di cui parlare durante tutto il resto dell'anno, figurarsi a Capodanno.

Poi ti adoperi tutto il pomeriggio per cucinare, per sistemare, e gli altri arrivano bel belli alle 20:30-21:00, pronti giusti giusti per mangiare....A mezzanotte soliti festeggiamenti poi a tirar mattina facendo giochi di società.

Sia chiaro che a me non dispiace. Mi piace pure stare in compagnia. Gli unici fine dell'anno degni di questo nome però sono stati in piazza, all'estero, dopo ore di treno e bighellonaggio per le vie delle varie città...quando si cercava un posto per mangiare e ci si doveva accontentare di una pensione per anziani, con trombetta e cappellino di carta inclusi...quando si pativa il freddo e si tornava a casa più morti che vivi...bellissimo.

Ieri cena a casa, noi quattro ed una mia cara amica con la bimba. Baby dance per i più piccoli, calo di voce per me, niente spumante (che non ci piace e non ci è mai piaciuto), niente giochi di società, ma tante chiacchiere fino alle 23:30. Dopodichè la mia amica s'è congedata (aveva premura di andare a leggere qualche pagina di un libro appena iniziato, prima di andare a dormire); noi abbiamo resistito fino a mezzanotte, abbiamo visto i fuochi e siamo andati a dormire.

Meglio di così.
BUON 2010 a tutti, sperando sia meno schifoso del 2009.