venerdì 8 gennaio 2010

Che la depressione, a volte, te la fanno venire...


Ieri, chiacchierando con un'amica, si parlava di parto in casa e di depressione post-partum. Che è una cosa normale, anch'io ci sono passata...per un mesetto ho pianto sempre, i problemi mi parevano insormontabili, le responsabilità verso quell'esserino indifeso pesavano come macigni...poi, come è venuta è passata.

Poi mi sono tornati in mente, come un incubo, i momenti passati in ospedale, i 3 giorni della prima bimba ed i 4 del secondo. Un'esperienza orribile. Per questo ho rivalutato un sacco il parto in casa, tra le tue cose, in un ambiente intimo, con i tuoi cari...

Il mio primo parto. Rotte le acque a casa, 24 ore di monitoraggio all'ospedale, ossitocina che fa perdere i battiti al bambino, cesareo d'urgenza all'1:00 di notte. Bambina in piena salute, tutto ok. Ritorno in camera, una camera doppia, condivisa dapprima con una puerpera che il giorno dopo sarebbe stata dimessa. Ostetriche scocciate che tentano di attaccare la bimba al seno, senza dirmi una parola, senza un minimo di disponibilità. La bimbetta che mi guarda e ci mette pazienza, poi il sonno che ci coglie entrambe, accoccolate vicino vicino.

Giorni seguenti: la bimba sta attaccata al seno senza soluzione di continuità, il latte non arriva, il colostro non le basta e piange come una dannata. Si attacca alle guance di mio marito, al braccio di mia suocera. Riprovo col seno, lei è fiduciosa, poi, quando vede che non viene niente , si stacca stizzita e ricomincia a piangere. Le notti sono un incubo fatto di pianti ininterrotti, ostetriche che se ne fregano, tu che non sai cosa fare...lavate di capo dalla pediatra di turno che ti dice che la bimba ha perso troppo peso (come se fosse colpa tua) e non ti fa nemmeno spiegare che la bimba sta attaccata 24 ore su 24, ma il latte ancora non c'è. Pianti su pianti. Sia io che lei.

Per fortuna una notte sono stata da sola in camera.... ero anche avvilita dal fatto che i pianti della mia creatura avessero potuto disturbare un'altra madre con il suo piccino.
Poi, finalmente, una puericultrice che mi da una mano, che mi fa sentire meno sola. Mi da un tiralatte elettrico, mi fa provare ed, effettivamente, il latte ancora non c'è. Allora firmo, firmo con gran sollievo per darle un po' di latte artificiale. La piccolina lo beve tutto, sazia, felice, si addormenta e non piange più per 3 ore. Poi di nuovo la manna del latte artificiale. Passo l'ultimo giorno e l'ultima notte in ospedale finalmente tranquilla.

La montata lattea è arrivata il quarto giorno a casa ed io ho allattato al seno fino ad 11 mesi.

Col secondo figlio, la paura mia più grossa era la degenza in ospedale, memore dell'esperienza passata. Per fortuna lui sembrava contento del colostro, ha pianto pochissimo, anche se ha perso peso anche lui e siamo ricorsi ad una piccola aggiunta di latte artificiale. Anche lì grossi pianti, soprattutto i miei. Ma le puericultrici sono state splendide allora, mi hanno incoraggiato, mi hanno aiutato molto. Il latte è arrivato il terzo giorno, in ospedale, copioso, il bambino ha ripreso peso ed io sono stata serena. E la crisi post-partum non l'ho avuta. Ho smesso di allattare una settimana fa, dopo 19 mesi.

Sicuramente la depressione post-partum è fisiologica, ma può sicuramente essere arginata meglio quando accanto a te hai persone che ti spronano, che ti aiutano, che non ti fanno sentire un marziano. Che non ti fanno sentire in colpa se il latte non arriva, che non mancano di rassicurarti e di dirti che poi tutto andrà bene, che sarai una buona madre, che il tuo bimbo sarà contento di te e che tu non sbaglierai con lui se le cose le farai con amore.

Forse, a volte, questo può bastare.

8 commenti:

Samantha ha detto...

Diciamo che se tutte le donne venissero seguite da un personale sanitario come quello che tu hai incontrato per il tuo primo parto è molto probabile che te le facciano venire la depressione!! : (
Invece tu hai continuato a provare,hai "ascoltato" la tua bimba,non hai mollato!! La puericultrice che ti ha seguita nei giorni seguenti (senza dubbio più competente delle altre e con una passione x il suo lavoro che probabilmente le altre non conoscono..) ti ha sostenuta in questo percorso. I medici dovrebbero incoraggiare le mamme e spiegare loro che è normalissimo che i primi giorni non ci sia la montata ( il colostro è ciò che la natura ci riserva proprio x questo)
e che il fatto che i neonati stiano molto attaccati al seno non è un male anzi! Ho pensato spesso anche io, se avessi avuto il terzo figlio, che un parto in casa avrebbe risposto in maniera più adeguata al mio bisogno di ricevere accoglienza e serenità.
Penso altresì che se le donne venissero sostenute ed incoraggiate con le corrette informazioni da personale qualificato si sentirebbero molto meno storie di depressione e più di madri che vivono una felice esperienza di maternato allattando i propri cuccioli al seno!
Son felice di leggere che tu ed i tuoi figli abbiate vissuto questa meravigliosa esperienza. Al riguardo ti segnalo una splendida associazione di volontariato che si occupa a livello internazionale proprio di sostengo ed informazione per le madri che allattano o decidono di allattare i propri bimbi al seno: La Leche League Italia.
Un abbraccio,
Samantha-mamma felice di 2 bimbi allattati al seno per lungo tempo.

Lu ha detto...

Ciao Sema..leggere questo post mi è stato utile: ho una sorella in dolce attesa, e una compagna con la quale progetto un bimbo (o bimba)...
Ed è buono essere preparati a tutto questo, avvertendo comunque la tenerezza con cui hai scritto il post, e sapere che bastano pazienza, conforto e amore per superare certi momenti duri...
Mille auguri!
Lu.

Semalutia ha detto...

@Samantha: sì, proprio esperienze amare...mi sono sentita un'aliena, come se questo capitasse solo a me. Il personale sanitario mi trattava come se vedesse per la prima volta episodi simili al mio. Ed io ho avuto paura, non lo nego. Poi, più avanti, parlando con altre madri, ho scoperto che anche loro avevano avuto esperienze come la mia e mi sono rincuorata. Parlare con altre madri, non isolarsi, condividere le esperienze, è la chiave di tutto. Relativizzi e capisci che tutte siamo sulla stessa barca. Molto ha aiutato anche me la Leche League! Solo che l'ho scoperta tardi, alla seconda gravidanza. Ma è stato bello perchè ci si ritrovava tutte assieme a parlare e ci si sentiva meno perse. E meno in colpa.
@Lu: se affrontate insieme le cose si superano meglio. La parola d'ordine è non isolarsi, condividere le esperienze con altri che le vivono (tipo neo genitori conosciuti al corso preparto, o alla Lega del latte o al corso di nuoto per gestanti...che so), così ci si aiuta a vicenda. Un altro dictat è far tacere i vostri di genitori, che lo sono stati troooppo tempo fa, che non si ricordano nulla, che vi fanno una gran confusione e che riversano su di voi, in buonafede, le ansie da neo nonni. Vedrai che poi andrà tutto bene.
Baci ed in bocca al lupo!

Samantha ha detto...

Gli incontri de La Leche League son proprio così:accolgono donne,mamme,diverse,dando loro la possibilità di confrontarsi e sostenersi a vicenda, seguite ed accolte dalla Consulente che tiene l'incontro offrendo loro informazioni e sostegno.
Son felice che tu abbia avuto la possibilità di incontrare l'associazione lungo il tuo viaggio di mamma..
Devo svelarti un segreto.. ; )
Io sono una di quelle Consulenti!
Un abbraccio S.

Semalutia ha detto...

@Samantha: grande!!! Sai che ci sto pensando seriamente anch'io a diventare Consulente? Magari l'anno prox mi ricavo uno spazio x questa bella iniziativa.

Baci

Samantha ha detto...

Brava!! E' un bellissimo impegno..regala tante gratificazioni! Ma chi l'avrebbe detto eh?..le affinità si trovano anche in rete..dietro ad uno schermo!! ; )
ps: ma questo già lo sapevamo!!

Monica ha detto...

Mmmhh... direi terrificante e angosciante... uff, tristezza, per il momento la mia bilancia continua a pendere di più dal lato "non voglio avere figli"! o perlomeno trovo un po' fuori dal mondo le affermazioni di alcune ragazze che parlano di gioie del parto... mah, secondo è un'esperienza dura e pesante, se poi trovi un personale sanitario che non lavora con la competenza dovuta, diventa anche avvilente! A parte questo, però devo dire che dopo tutta questa tua coraggiosa fatica i risultati son proprio carucci.. monelli ma carucci!!! ;-)

Anonimo ha detto...

La vera depresssione post partum pare non sia quella vaga crisi dovuta allo sconvolgimento degli ormoni e della vita, ma proprio quella botta violenta che ti porta a far del male al bambino, in casi estremi. Anche la mia esperienza ospedaliera è stata terribile, soprattutto durante il travaglio (dolorosissime 17 ore di travaglio), con l'ostetrica e l'infermiera che volevano dormire (era notte fonda) e io sola come un cane che mi vomitavo addosso per il dolore. E quando chiesi all'infermiera se mi accompagnava in reparto per aiutarmi a prendere il cambio perché avevo sporcato la camicia da notte, mi sentii rispondere "E perché ti vuoi cambiare? tanto poi quando partorisci ti sporchi di nuovo!".